Il commiato di Socrate

[Socrate]

Nell’Apologia di Socrate il filosofo conclude il discorso successivo alla sentenza con parole che sono una sintesi perfetta e profonda della sua spiritualità.

 

Ma anche voi, giudici, dovete considerare la morte con speranza e dovete tenere presente quest’unica verità, che nessun male può venire a un uomo buono né in vita né dopo la morte, e il Dio non lo trascura. Anche questo che mi è capitato non è venuto per caso, ma vedo chiaramente che era meglio per me morire ora ed essere liberato dai problemi. Per questo motivo il segno1 non ha mai interferito con me e non sono affatto arrabbiato con coloro che mi hanno condannato o con i miei accusatori. Eppure non è per questo che mi hanno condannato e accusato, ma perché pensavano di ferirmi. Per questo meritano di essere biasimati. Tuttavia, faccio loro questa richiesta: quando i miei figli saranno cresciuti, signori, puniteli, tormentandoli come io ho tormentato voi; se vi sembra che si preoccupino del denaro o di qualsiasi altra cosa più che della virtù, e se pensano di valere qualcosa quando non è così, rimproverateli come io ho rimproverato voi, perché non si preoccupano di ciò che devono, e pensano di valere qualcosa quando non valgono nulla. Se farete così, sia io che i miei figli avremo ricevuto da voi un giusto trattamento. Ma ora è giunto il momento di andarsene. Io vado a morire e voi a vivere; ma chi di noi due andrà alla sorte migliore non lo sa nessuno, se non il Dio.

1 Il demone.

Platone, Apologia di Socrate, 41C-42A. Traduzione di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International.