Il Dhamma è come una zattera

[Il Buddha]

 

Con questo efficace paragone il Buddha insegna che la sua dottrina è un semplice strumento e non un fine in sé, verso cui provare attaccamento.

 

“Supponiamo, o monaci, che ci sia una persona che viaggia lungo la strada. Incontra un grande lago, la cui riva vicina è incerta e pericolosa, mentre la riva lontana appare sicura e priva di pericoli. Ma non vi sono traghetti né ponti per attraversarlo. L’uomo pensa: ‘Perché non raccolgo erba, bastoni, rami e foglie e costruisco una zattera? Salendo sulla zattera e remando con le mani e con i piedi, posso raggiungere la riva lontana in tutta sicurezza’. E così fa. Una volta giunto alla riva opposta pensa: ‘Questa zattera mi è stata molto utile. Salendo sulla zattera e remando con le mani e con i piedi, sono giunto in sicurezza alla riva lontana. Perché ora non me la metto sulla testa o la prendo in spalla e la porto ovunque?’. Cosa ne pensate, mendicanti? Quella persona farebbe bene ?”.

“No, venerabile”.

“E cosa, mendicanti, dovrebbe fare quella persona con la zattera? Una volta attraversata, dovrebbe pensare: ‘Questa zattera mi è stata molto utile… Perché non la lascio sulla spiaggia o alla deriva sull’acqua e vado dove voglio?’. Ecco cosa dovrebbe fare quella persona con la zattera.

Allo stesso modo, ho insegnato come la dottrina (dhamma) sia simile a una zattera: serve per attraversare, non per aggrapparsi. Comprendendo il paragone della zattera, bisogna abbandonare perfino il Dhamma, per non parlare di ciò che è contro il Dhamma.”1

 

1 Francesco Sferra traduce: “si tratta di abbandonare l’attaccamento agli stati positivi della mente (dhamma) e, tanto più, a quelli positivi”. La difficoltà di traduzione nasce dalla complessità del termine pāli dhamma, che può indicare sia una dottrina che un fenomeno, inteso anche come stato mentale. Ma la differenza di significato non è così marcata, considerato il carattere operativo del Dhamma del Buddha. Il senso è che il seguace del Buddha dovrà essere libero da attaccamento nei confronti della sua stessa teoria-pratica di liberazione.

Alagaddūpamasutta, Majjhima Nikaya, 22. Traduzione di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International.