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L’opera e il suo autore

L’Arthashastra di Kautilya è il più esteso e influente trattato indiano sull’artha, uno dei quattro fini della vita secondo la concezione tradizionale indiana. Artha riguarda la dimensione mondana della vita, rappresentando il polo opposto di moksha (la liberazione dalla sofferenza della condizione fenomenica): il benessere e il successo. Se della liberazione si occupa la religione, di artha si occupano la politica e l’economia che appaiono in quanto tali autonome. Il trattato di Kautilya è pertanto un manuale pratico di politica, economia e strategia.

Secondo la tradizione l’autore dell’opera è stato consigliere del primo imperatore della dinastia Mauriya, Chandragupta, che ha regnato dal 321 al 298 a.C. Diversi studiosi tuttavia propendono per una datazione più tarda, per una serie di ragioni: si fa notare ad esempio che non c’è alcuna menzione dell’autore, che secondo la tradizione avrebbe avuto grandissima importanza come consigliere dell’imperatore, nei resoconti del diplomatico greco Megastene, che fu inviato come ambasciatore presso l’imperatore indiano.

Il manoscritto completo dell’opera è stato scoperto e pubblicato solo nel 1909, anche se l’opera era conosciuta e citata fin dall’antichità.

Lo scopo dell’Arthashastra non è quello di teorizzare uno Stato modello, ma di indicare metodi efficaci di governo per aumentare il potere del sovrano sia all’interno dello Stato che nei confronti degli altri Stati. Per questo realismo politico è stato spesso accostato al Principe di Machiavelli. Non pochi si sono spinti ad affermare che l’autore indiano, per la durezza dei mezzi suggeriti al sovrano, si spinge ben oltre Machiavelli (“Kautilya fa sembrare Machiavelli come Madre Teresa”, scrive Wendy Doniger).1 Bisogna tuttavia tener presente che lo scopo ultimo del potere non è il successo del sovrano ma il benessere generale, ed è a questo scopo mirano anche gli strumenti più immorali. Come si legge nella introduzione dell’opera, una buona politica è anche la base per preservare gli altri scopi della vita:

Seguendo i principi presentati in questo trattato si potrà non solo creare e preservare dharma, artha e kama, ma anche distruggere i loro contrari, ossia l’ingiustizia, la povertà e l’odio.2

Il sovrano

Al centro del trattato di Kautilya c’è la figura del sovrano. Nonostante il suo pragmatismo l’autore non ritiene che il potere del sovrano sia fine a sé stesso. Egli, come accennato, regna per il bene del popolo, inteso in modo concreto come prosperità materiale. A questo scopo sono finalizzate tutte le sue attività, ed è per perseguire questo scopo che il sovrano è legittimato anche a ricorrere a pratiche che possono apparire violente o immorali.

Il sovrano è in primo luogo uno stratega che si serve di una cerchia di ministri e consiglieri fidati e amministra saggiamente le sue risorse: le terre coltivate, che producono ricchezza, il tesoro (kosa), che è appunto la ricchezza di cui dispone lo Stato, e una sistema capillare di fortezze per difendere il territorio. Come stratega il re deve amministrare l’economia in modo da accrescere la ricchezza, difendere il territorio e combattere la criminalità, costruire un forte esercito e stabilire alleanze con altri Stati in modo da garantire la sicurezza dello Stato e aumentarne il potere.

L'economia

La prosperità economica sostituisce la vera base del potere del sovrano. Per favorirla Kautilya raccomanda di sostenere il reperimento di materie prime, scavando miniere, conservando le foreste e piantandone di nuove, ed agevolare l'agricoltura e il commercio. Il Paese dovrà essere disseminato di villaggi di contadini, ma anche di porti e di città che costituiscano centri commerciali.

Da tutte le attività lo Stato trae ricchezza anche attraverso un sistema capillare ed efficace di tasse, che comprendono anche una tassa che colpiva qualsiasi vendita di beni. Al tempo stesso, per Kautilya è importante che il sistema fiscale non sia vessatorio, che tutti comprendano l’importanza della tassazione per il bene pubblico e che non vi siano disparità nel carico fiscale.

Il diritto

Un aspetto fondamentale del benessere del popolo è il rispetto delle leggi. Nell’Arthashastra le leggi sono organizzate secondo la seguente gerarchia:

  • Il dharma.
  • Le consuetudini di una regione o di un gruppo.
  • Le leggi emanate dal sovrano.

Il dharma è dunque l’origine prima del diritto. In concreto si tratta di rispettare le complesse norme legate alle diverse caste che costituiscono la struttura della società indiana antica e che ancora oggi sono tutt’altro che scomparse.

Il processo è basato sui testimoni, che devono essere almeno tre o solo due se c’è accordo tra le parti. Non possono testimoniare affini o parenti o persone che non possono essere obiettive, come creditori o debitori. I testimoni giurano e sono puniti in caso di falsa testimonianza. Kautilya prevede anche il ricorso ad agenti segreti per controllare le zone più esposte al crimine e i soggetti pericolosi.

I servizi segreti

Questi agenti segreti sono una tessera fondamentale del mosaico del potere. Kautilya li distingue in due generi: gli agenti residenti e quelli itineranti. I primi, che devono essere tenuti in grande considerazione per garantirsi la loro fedeltà, possono agire usando diverse coperture, come quella del monaco o del contadino o del mercante. Un ruolo particolare spetta ai finti asceti, che operano come spie fingendo in pubblico di praticare le rinunce proprie degli asceti, e mangiando quando non sono osservati. Gli agenti itineranti invece vanno scelti tra gli orfani e sottoposti a una formazione particolare, che include le arti magiche: sono gli assassini, gli avvelenatori e le monache itineranti, che per la loro condizione potranno entrare facilmente nelle abitazioni degli alti ufficiali. Kautilya non trascura il controspionaggio, raccomandando di avere un certo numero di agenti trasvestiti da agenti nemici e di porre alle frontiere agenti che fingano di essere traditori del re.

La guerra e le alleanze

Il sovrano ha il dovere difendere il territorio che governa da aggressioni esterne e da ribellioni interne, ma anche di estenderlo conquistando altri territori. Per questo, anche se la pace è preferibile alla guerra, quest’ultima è inevitabile. Ma la guerra aperta, militare, è solo una delle forme di guerra possibili. Per Kautilya si può combattere il nemico anche attraverso la diplomazia o agendo in modo occulto, cercando di suscitare ribellioni e tradimenti nel campo nemico o usando agenti segreti per assassinare i nemici. A questo scopo è possibile usare anche gli alleati. La strategia militare dell’Arthashastra include una teoria riguardante le alleanze a scopo di conquista, il Rajamandala. Il principio di base è che ogni Stato vicino è un nemico naturale e ogni vicino dello Stato nemico è un amico naturale. Il sovrano dovrà dunque assicurarsi l’amicizia dello Stato confinante con quello del suo nemico, e poi dello Stato confinante con quello nemico del suo nemico, e così via. Ogni Stato nemico dovrà dunque essere confinante di uno Stato amico, in modo da assicurarsi che sia accerchiato e militarmente debole.

Bibliografia essenziale

Kautilya, Il Codice del Potere (Arthaśāstra). Arte della guerra e della strategia indiana, a cura di Gianluca Magi, Edizioni Il Punto d'Incontro, Vicenza 2011.

Note

1 W. Doniger, On Hinduism, Oxford University Press, Oxford 2014.
2 Kautilya, The Arthashastra, edited by L.N.Rangarajan, Penguin Books Indian, New Delhi 1992 (ebook), Parte I.1.

Focus

La filosofia nell'Arthashastra

Testo di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International. Nell'immagine: Anello Maurya, Nord-est del Pakistan, II secolo a.C. British Museum, London. Licenza CC BY-NC-SA 4.0.