Mozi

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Un filosofo carpentiere

Vissuto tra il 468 e il 376 a.c., dopo Confucio e prima di Mencio (e contemporaneo di Socrate), Mozi (scritto anche Mo Ti, Mo Zi o Mo Tzu, latinizzato Micius, in cinese 墨子) non apparteneva alla classe dei funzionari, ma era un carpentiere esperto nella costruzione di strutture per la difesa di città assediate. Come Confucio si sarebbe spostato da uno Stato all’altro,  sostenendosi con il suo lavoro nel quale era aiutato dai suoi seguaci, che dunque costituivano una sorta di squadra di lavoro, oltre che una scuola filosofica, e cercando di dissuadere gli Stati dalla guerra.

La sua scuola aveva una organizzazione singolare, una via di mezzo tra un ordine monastico e una compagnia di cavalieri erranti, con una disciplina ferrea e una obbedienza incondizionata al fondatore e ai suoi successori.

Il testo della scuola, il Mozi, raccoglie solo in parte il pensiero del fondatore; le sue cinque parti affrontano questioni filosofiche ma anche temi di strategia militare, legati in particolare alla difesa della città.

La scuola mohista è stata tra le principali scuole filosofiche cinesi, in contrasto con la scuola confuciana, fino alla sua crisi con l’avvento della dinastia Qin (221 a.C.).

Come valutare una dottrina

Mozi è il primo, nel pensiero cinese, a porsi questioni logiche ed epistemologiche. Cosa consente di valutare la validità di una dottrina? È possibile stabilire che una dottrina è migliore di un’altra? Il filosofo indica tre criteri. Il primo è il fondamento, e consiste nell’azione degli antichi re saggi. Il secondo è l’origine e consiste nell’evidenza sensoriale (occhi e orecchie) delle persone comuni. Il terzo è l’applicazione, e consiste nel bene delle persone comuni. Di particolare rilievo, in Mozi, è questo terzo criterio: la differenza tra una teoria e l’altra va considerata alla luce dell’utilità. Preferibile è la teoria che ha le conseguenze migliori, che riesce a promuovere il bene collettivo. Ma importanti sono anche gli altri due criteri. Il secondo stabilisce il carattere empiristico del pensiero mohista.

La verità è legata all’esperienza dei sensi ed all’osservazione della maggioranza, unita all’esperienza passata di persone di rango particolare (i re saggi). Esiste ed è reale ciò che il popolo vede e sente e ciò che gli antichi testimoniano, ma soprattutto occorre ritenere ciò che è utile alla collettività. [T: Come distinguere le dottrine]

L’etica

L’etica mohista, che molta attenzione ha suscitato in Occidente per la presunta somiglianza con l’etica cristiana, è una conseguenza di queste premesse. Per comprendere cosa è bene o male occorre considerare l’utile collettivo. Poiché non è difficile comprendere che il bene supremo è la pace e il male è la guerra, il bene principale consisterà nel promuovere la pace e eliminare la guerra. Con grande acume, Mozi comprende che il livello decisivo è qui quello cognitivo. La guerra è la conseguenza di una concezione nella quale il mondo sociale si divide in noi e loro; si diventa violenti perché non si è capaci di vedere l’altra famiglia o l’altro popolo come la nostra famiglia e il nostro popolo. Di qui l’idea dell’amore universale (chien ai) come supremo valore morale e centro dell’etica. Ma è bene considerare che l’aspetto emotivo è secondario. Si tratta soprattutto di pensare in modo universale e non discriminante. Per quanto riguarda le emozioni, invece, esse per Mozi sono pericolose, perché ci portano ad essere parziali ed a perdere di vista l’insieme.

L’etica mohista non è solo un ampliamento del ren confuciano. Nella prospettiva di Confucio, l’etica non può mai prescindere dai propri legami famigliari e di clan. Per Mozi questo punto di vista ristretto non è solo insufficiente, ma diventa causa di violenza contro chi è al di fuori della propria cerchia.

Il principio utilitaristico spinge Mozi ad opporsi ad altri aspetti del pensiero confuciano. Le rigide norme confuciane riguardanti il lutto (protratto per tre anni) impediscono alle persone di svolgere efficacemente il proprio lavoro, mentre la musica rituale non dà alcun contributo a risolvere i bisogni essenziali del popolo e ne peggiora la condizione a causa delle tasse necessarie per costruire le campane. In generale, per Mozi occorre rifiutare tutto ciò che serve ad accrescere il prestigio e il fasto di chi governa peggiorando però le condizioni di vita del popolo.

Il pensiero politico

La preoccupazione mohista per il bene del popolo lascerebbe supporre una posizione politica ugualitaria. Il filosofo, invece, non solo condivide la concezione gerarchica della società, ma ritiene che ogni livello della società debba essere governato moralmente da quello superiore. Nella scala sociale, ogni gradino dunque indirizza eticamente quello più in basso. Alla cima c’è il sovrano, che essendo Figlio del Cielo riceve l’investitura morale dal Cielo stesso.

Tuttavia in Mozi la gerarchia sociale non è determinata dalla nascita. In polemica con il confucianesimo, Mozi afferma il principio della promozione dei meritevoli. Lo Stato funziona se i compiti di responsabilità vengono affidati secondo le capacità e i meriti; anche un contadino, se ne ha le capacità, deve giungere ai livelli più alti, mentre bisogna evitare ogni parzialità e nepotismo.

Compito primario dello Stato è evitare la guerra, che è il male peggiore. Chi governa deve favorire il soddisfacimento dei beni primari di tutti, combattendo a partire della sua corte il lusso ed ogni forma di spreco.

Il pensiero religioso

L’etica dell’amore universale è la via che conduce al bene collettivo. Ma non è detto che per questo sia la via più semplice da seguire, dal momento che i singoli non sempre riescono a porsi dal punto di vista della collettività. In Mozi il Cielo è una istanza metafisica che incentiva al bene e scoraggia la pratica del male. Come il Dio occidentale, non è indifferente, ma promuove il bene e di conseguenza favorisce coloro che lo praticano, distribuendo ricompense e punizioni a seconda che facciano il bene e il male. Gli stessi cicli della natura, con l’alternarsi delle stagioni, e la varietà della natura dimostrano la benevolenza del Cielo nei confronti dell’essere umano.

Nella sua azione il Cielo si fa aiutare da spiriti, compresi quelli dei defunti, e demoni. L’affermazione della loro esistenza sembra in contrasto con l’empirismo mohista, ma è conforme ai primi due criteri per valutare una dottrina. Gli antichi credevano agli spiriti e soprattutto vi crede il popolo; c’è dunque un ampio consenso. Ma c’è anche l’argomento utilitaristico: credere nell’esistenza di spiriti e demoni ha un effetto positivo sulla condotta delle persone, e dunque è una cosa buona, anche nell’ipotesi che essi non esistano realmente.

Molto forte è la polemica dei mohisti contro il fatalismo confuciano. Per Confucio l’uomo ha il dovere di comportarsi in modo umano, ma non ha alcun controllo su ciò che gli accadrà, che dipende dal decreto celeste. Per Mozi questo fatalismo porta alla rassegnazione, mentre sapere che i nostri sforzi saranno premiati dal Cielo spinge a cambiare la propria vita e ad adoperarsi per il bene proprio e per quello comune.

D. In Occidente, dall'Illuminismo in poi, la credenza nell'esistenza di spiriti, demoni e fantasmi è associata all'ignoranza e all'oscurantismo. È possibile che essa abbia conseguenze positive sulla società?

R. Cosa sono spiriti e demoni in Cina in questo periodo? Ci sono differenze rispetto agli spiriti e ai demoni pensati dall'Occidente?

Bibliografia minima

Il Mozi

Mozi, The Mozi. A complete translation, translated and annotated by Ian Johnston, The Chinese University of Hong Kong, Hong Kong 2010.

Arena, Leonardo Vittorio, Il Canone di Mozi. La logica cinese, s.e., s.l. 2020 (ebook). Traduzione italiana della sola parte logica del Mozi.

Studi

Arena, L. Vittorio, La filosofia cinese. Da Confucio a Mao Tse-Tung, Rizzoli, Milano 2000.

Beonio-Brocchieri, Paolo, I primi maestri: Confucio e Mo Ti, in Storia della filosofia. 2. La filosofia cinese e dell’Asia Orientale, diretta da Mario Dal Pra, Vallardi, Milano 1975-77.

Bo Mou (ed)., History of chinese philosophy, Routledge, Abingdon-New York 2009.

Cheng, Anne, Storia del pensiero cinese, tr. it., Einaudi, Torino 2000, 2 voll. Fung Yu-

Fung-Yu Lan, A history of chinese philosophy, Princeton University Press, Princeton 1952.

Fraser, Chris, The Philosophy of the Mozi: The First Consequentialists, Columbia University Press, New York 2016 (ebook).

Granet, Marcel, Il pensiero cinese, tr. it., Adelphi, Milano 2019 (edizione digitale).

Testi

Come distinguere le dottrine
Promuovere i meritevoli
Essere universali
Contro il destino
Conformarsi ai superiori
Condanna della guerra
Contro i funerali fastosi e il lutto prolungato

Focus

Mozi, Confucio e le classi sociali
Le dieci dottrine
Mozi e il consequenzialismo
Interpretazioni di Mozi

 

Testo di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International.