"Questo non è mio"

[Il Buddha]

 

Per il Buddha sia identificarsi con un sé e con un corpo che sentirsi tutt’uno con l’universo sono punti di vista erronei, che non conducono alla liberazione.

 

Prendiamo una persona comune, non istruita, che non ha visto i nobili1 e non è né esperta né addestrata nella loro dottrina, che non hanno visto uomini retti e non sono né esperti né istruiti nella loro dottrina. Essi considerano la forma (rūpa)2 in questo modo: “Questo è mio, io sono questo, questo è il mio sé”. Considerano anche le sensazioni... la percezione... le formazioni (sankhāra)...3 tutto ciò che viene visto, sentito, pensato, conosciuto, cercato ed esplorato dalla mente in questo modo: “Questo è mio, io sono questo, questo è il mio sé”. E lo stesso vale per questo punto di vista: “Il sé e il cosmo sono una cosa sola. Dopo la morte sarò permanente, eterno, eterno, imperituro e durerò per sempre”. Anche in questo caso pensa: “Questo è mio, io sono questo, questo è il mio sé”.

Ma un nobile discepolo istruito ha visto i nobili, è esperto e addestrato nell’insegnamento dei nobili. Ha visto persone rette ed è esperto e istruito nel loro insegnamento. Considera la forma in questo modo: “Questo non è mio, io non sono questo, questo non è il mio sé”. Considera anche la sensazione... la percezione... le formazioni... tutto ciò che viene visto, sentito, pensato, conosciuto, cercato ed esplorato dalla mente in questo modo: “Questo non è mio, io non sono questo, questo non è il mio sé”. E lo stesso vale per questo punto di vista: “Il sé e il cosmo sono una cosa sola. Dopo la morte sarò permanente, eterno, eterno, imperituro e durerò per sempre”. Anche in questo caso pensa: “Questo non è mio, io non sono questo, questo non è il mio sé”. Vedendo in questo modo non si preoccupa di ciò che non esiste”.

 

1 In ambito buddhista il termine ariya ha un significato strettamente spirituale: indica l’asceta, in contrapposizione alla persona comune.
2 La forma materiale: il proprio corpo.
3 Si tratta di uno dei cinque khandha, gli aggregati che costituiscono la persona.

Alagaddūpamasutta, Majjhima Nikaya, 22. Traduzione di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International.